Di Vittorio D'Ermo (Articolo pubblicato su QuotidianoEnergia del 03 Gennaio 2022)
[ css=".vc_custom_1641812428361{padding-top: 0px !important;}"]Ultimo mese del 2021 con prezzi del greggio e dei prodotti in aumento mentre quelli del gas perdono terreno ma con valori pari al doppio di quelli del petrolio ad indicare ancora una situazione di forte criticità. Margini di raffinazione in aumento L’eredità del 2021 è ricca di elementi positivi ma anche di problemi irrisolti. La ripresa economica, pur sensibile, si è accompagnata a forti squilibri e colli di bottiglia sul fronte dell’approvvigionamento di materie prime e di semilavorati generati dai lock-down del 2020. Le vaccinazioni di massa hanno consentito un ritorno alla normalità che però è stato continuamente insidiato dal formarsi di nuovi focolai sino alla diffusione della variante Omicron che ha portato a nuove preoccupazioni nell’ultima parte del 2020. La irregolarità del recupero e il limitato apporto delle rinnovabili rispetto alle aspettative ha avuto un forte impatto sulle quotazioni internazionali delle fonti fossili. In Europa gli aumenti particolarmente sensibili dei prezzi del gas e dell’energia elettrica hanno determinato l’insorgenza di una vera e propria crisi energetica che rischia di estendersi al nuovo anno. Il prezzo del Brent, pur in presenza di una domanda che non è tornata ai livelli del 2019, si è portato in media annua a 70,7 $/b contro i 64,3 del 2019 con un profilo molto movimentato che ha visto, su base mensile, una punta massima di 83,5 $/b a ottobre, quando sembrava che la ripresa stesse decollando, ed un minimo di 54,6 $/b registrato a gennaio, accora sotto gli effetti della pandemia. Il Covid 19 è tornato a dominare la scena sul finire di novembre con la comparsa della variante Omicron di cui sono ancora in corso le valutazioni sul grado di pericolosità e sulla velocità di trasmissione ma che, soprattutto, ho messo in evidenza la necessità di vaccinazioni estese a tutte le aree del mondo. In questo ultimo periodo dell’anno il mercato petrolifero è stato così caratterizzato da una forte volatilità alla ricerca di una direzione che potrà esprimersi solo quando sarà possibile valutare l’impatto della nuova variante del Covid 19 e delle contromisure adottate dai vari governi. In particolare, il mese di dicembre ha oscillato tra un minimo di circa 69 $/b ad un massimo di quasi 80 $/B toccato proprio nell’ultima settimana dove gli operatori hanno puntato più sui dati positivi in arrivo dal mercato americano, riduzione delle scorte e incremento della domanda, che ai preoccupanti dati sulla diffusione della variante Omicron. La quotazione media mensile del Brent è stata così pari a 74,4 $/b mentre quella dell’americano WTI si è attestata a 71,8 $/b. Sul fronte del caro energia, che ha colpito in modo particolare l’Europa l’ultima settimana dell’anno è stata caratterizzata da un brusco calo delle quotazioni del gas che aveva toccato livelli senza alcun riscontro con il passato; i nuovi livelli registrati all’HUB olandese TTF circa 80 EURO /MWh equivalenti a circa 130 $/ barile di greggio; considerato che in questo stesso periodo il petrolio è tornato ad aumentare l’emergenza caro energia non può assolutamente considerarsi terminata. Il 2022 si apre pertanto in un clima dominato dalla speranza di portare a termine il recupero avviato ma minacciato della resilienza del corona virus e dal permanere di forti tensioni sui mercati delle materie prime. Sul mercato dei prodotti i prezzi medi dell’ultimo mese del 2021 sono risultati in calo rispetto a quello precedente. Su base settimanale, però, i forti ribassi della prima settimana sono stati seguite seguiti da una netta tendenza al recupero che si è progressivamente accentuata. La quotazione media settimanale della benzina è stata di 755,9 /t, rispetto ad una media mensile di 721,7 $/t confermando il rientro sopra la soglia dei 700 $/t. La quotazione settimanale del diesel è stata di 671,5 $/t sopra la media mensile di 650,4 $/t. Il differenziale rispetto alla benzina è stato pari a 84,4 $/t nell’ultima settimana e a 74,6 $/t su base mensile ad indicare un aumento della tensione sulla benzina nonostante la stagionalità sfavorevole. La quotazione dell’olio combustibile, a basso tenore di zolfo, si è collocata, sempre nell’ultima settimana, a 485,0 $/t rispetto ad una media mensile di 491,6 $/t quindi su un trend al ribasso; l’olio c. ad alto tenore di zolfo è stato quotato 420,0 $/t rispetto ad una media mensile di 407,2 $/t quindi in rialzo. Il differenziale tra i due prodotti in base mensile è sceso da 94,6 a 84,6 $/t L’ultimo mese dell’anno è stato caratterizzato da un netto miglioramento della posizione relativa dei principali prodotti rispetto al greggio confermando il momento favorevole per l’industria della raffinazione dolo la frenata di novembre. Con riferimento ad un greggio tipo Brent lavorato a TRC, il margine di raffinazione, in media mensile ,si è attestato intorno ai quattro dollari per barile; un greggio tipo URAL si è mosso intorno ai cinque dollari per barile; quello su un greggio tipo Iranian Heavy, è risalito verso i tre dollari per barile. Fonte: elaborazioni su dati stampa specializzata
Fonte: elaborazioni su dati stampa specializzata
Fonte: elaborazioni su dati stampa specializzata
Fonte: elaborazioni su dati stampa specializzata
Vittorio D'ermo - Articolo pubblicato su Quotidiano Energia del 03 Gennaio 2022
Vittorio D'Ermo è Economista dell'energia; Consulente e pubblicista su temi di energia e ambiente; Docente e Professional Fellow WEC Italia. È stato Vicepresidente e Direttore dell'Osservatorio Energia di AIEE - Associazione Italiana Economisti dell'Energia.