Di Vittorio D'Ermo (Articolo pubblicato su QuotidianoEnergia del 13 settembre 2021)
[ css=".vc_custom_1633604259441{padding-top: 0px !important;}"]Come ben messo in evidenza dagli ultimi dati dell’EIA Doe del 9 settembre, l’impatto dell’uragano IDA su tutta la filiera americana del petrolio dalla produzione ,alla trasformazione ed all’utilizzo è stato molto rilevante . La produzione ha subito un calo di 1,5 milioni di b/g , concentrati in particolar modo nella regione del Golfo del Messico (PADD 3), che ha ridotto il totale degli Stati Uniti a 10 milioni di b/g. Condizioni meteo sfavorevoli e blocco della produzione hanno portato ad una ancora maggiore riduzione dell’attività delle raffinerie valutata in oltre 1,6 milioni di b/g concentrati, anche in questo caso, nel Golfo del Messico . Tutti questi sconvolgimenti hanno messo sotto pressione le scorte di prodotti che hanno registrato notevoli riduzioni a partire dalla benzina seguita dal diesel .Anche le immissioni di prodotti al consumo hanno risentito della situazione di emergenza con cali che hanno interessato in particolare i distillati e gli altri prodotti impiegati nelle attività produttive. L’uragano IDA ha anche provocato gravissimi danni anche al di fuori del settore energetico interessando molti stati e città della costa atlantica tra cui New York e Filadelfia. Il recupero ,in atto non senza difficoltà, e il clima di incertezza legato alla evoluzione del Covid 19, che continua a porre problemi in molte aree hanno pesato sull’andamento delle quotazioni del petrolio che, nell’arco della passata settimana, sono state influenzate da fattori di segno opposto : dalle aspettative di ripresa della domanda, alla ridotta attività delle raffinerie, alle voci di rilascio di parte delle riserve strategiche di greggio della Cina .Le oscillazioni sono state comunque contenute, nel caso del Brent, tra un minimo di 71,8 ed un massimo di 73,2 $/b toccato nella giornata di venerdì di tono decisamente rialzista .Molti analisti ,sulla base di una serie di indicatori tecnici, sono infatti convinti che stia per iniziare un nuovo ciclo positivo. La base di partenza sarà l’ultima media settimanale del Brent che si è attestata a quota 72,5 $/b rispetto ai 72,9 di quella precedente ed alla media di agosto pari a 70,8 $/b . La media settimanale del WTI è stata invece pari a 69,9 $/b in vantaggio dello 0,3% rispetto alla precedente . La peculiarità della settimana è sottolineata dall’andamento dei prezzi dei prodotti che hanno reagito alla riduzione di attività delle raffinerie con sensibili aumenti di prezzo a tutto vantaggio dei margini di raffinazione, già in fase molto favorevole. Il prodotto che più ha beneficiato della rarefazione dell’offerta è la benzina con quotazione media settimanale cif Med, pari a 752,3 $ /t, con un aumento del 3,9 % rispetto a quella precedente, in presenza di una sostanziale staticità dei greggi di riferimento . Il livello raggiunto rappresenta il massimo dell’anno e si confronta con i 570 $/t dello stesso periodo del 2019 . La quotazione del diesel è stata di 610,8 $/t in aumento limitato allo 0,2 % rispetto alla settimana precedente che ha rafforzato comunque la posizione relativa rispetto al greggio ma non ha potuto impedire un forte aumento del differenziale con la benzina che ha toccato la quota record di 141,4 $/t che sottolinea la particolarità della situazione ma che merita anche un approfondimento sul ruolo della benzina nello scenario della transizione . La quotazione dell’olio combustibile, a basso tenore di zolfo, si è collocata a 484,3 $/t con un aumento del 2,0 % rispetto alla settimana precedente; l’olio combustibile ad alto tenore è stato quotato 406,7 $/t con un aumento limitato allo 0,7 %. Il differenziale tra i due prodotti è quindi salito a 77,8 $/t ,record dell’anno L’ulteriore miglioramento della posizione relativa dei principali prodotti rispetto al greggio, ha spinto ancora al rialzo i margini di raffinazione, che si sono spinti oltre i precedenti massimi dell’anno .Con riferimento ad un greggio tipo Brent lavorato a TRC, il margine medio di raffinazione in media settimanale si è avvicinato ai cinque dollari per barile; oltre i sei dollari si è attestato un greggio tipo URAL; quello su un greggio tipo Iranian Heavy è salito oltre i quattro dollari per barile, confermando la fase positiva dell’attività di raffinazione che ormai può contare su una domanda di prodotti in progressivo recupero .
Vittorio D'ermo - Articolo pubblicato su Quotidiano Energia del 13 settembre 2021
Vittorio D'Ermo è Economista dell'energia; Consulente e pubblicista su temi di energia e ambiente; Docente e Professional Fellow WEC Italia. È stato Vicepresidente e Direttore dell'Osservatorio Energia di AIEE - Associazione Italiana Economisti dell'Energia.