Di Vittorio D'Ermo (Articolo pubblicato su QuotidianoEnergia del 20 settembre 2021)
[ css=".vc_custom_1633603845489{padding-top: 0px !important;}"]Dopo un anno terribile legato all’impatto del Covid 19 su tutte le attività, l’economia mondiale è in decisa ripresa nonostante la persistenza di zone grigie dovute alla resilienza del virus ed alle sue mutazioni che minacciano in particolar modo i non vaccinati. Nonostante queste difficoltà tutti i principali indicatori economici mostrano valori incoraggianti e questo è particolarmente vero per l’area europea dove si profilano tassi di crescita molto positivi a partire dall’Italia che sta quasi assumendo il ruolo, inedito da moltissimi anni ,di locomotiva e non di vagone frenato . Questo scenario è però minacciato dai fortissimi aumenti dei prezzi di molte materie prime, dalla scarsità di componenti elettronici ormai essenziali per il funzionamento di qualsiasi apparecchio e, più recentemente, da eccezionali aumenti dei prezzi delle fonti energetiche fossili e quindi dai prezzi dell’energia elettrica . Negli ultimi anni l’Europa ha fatto enormi sforzi per mutare la struttura del proprio bilancio energetico a favore delle fonti rinnovabili e della fonte fossile a minor impatto ambientale ovvero del gas naturale ,che ha aumentato il proprio peso a scapito ,in particolare, del carbone. In questo particolare momento di ripresa economica le fonti rinnovabili però non hanno ancora raggiunto un livello tale da poter coprire gli aumenti di domanda energetica mobilitata dalla ripresa che sono stati invece coperti dal gas naturale . Questi aumenti si sono però scontrati con una situazione dell’offerta piuttosto difficile anche perché l’interesse ad investire su questa fonte è in parte diminuito a favore di un sempre più importante ruolo delle rinnovabili. Di fronte alla forte crescita della domanda l’offerta si sta rivelando inadeguata : secondo le ultime valutazioni della IEA la produzione europea di gas è prevista quest’anno in netto calo rispetto ai livelli del 2019 . Ad acuire il problema il forte aumento della richiesta dell’Asia che ha cominciato a rivolgersi a questa fonte in modo sempre più massiccio per motivi ambientali e per l’avvio di politiche tendenti a ridurre le emissioni CO2 . Anche una importante infrastruttura di trasporto come il Nord Stream 2 ,in arrivo dalla Russia, non sta fornendo ancora il contributo atteso per motivi tecnici ed autorizzativi . A partire dal mese di luglio mentre i prezzi del Brent dopo una fase di crescita iniziata ad aprile cominciavano ad assestarsi in una fascia di prezzo compresa tra i 70 ed i 75 $/barile, con una forte flessione verso i 65 $/b nella seconda decade di agosto, i prezzi del gas che si erano mantenuti al di sotto di quelli del greggio anche se su un trend di crescita, iniziavano una vera e propria escalation che li avrebbe portati nella scorsa settimana a superare ampiamente quelli del greggio a parità di calorie . Si tratta di un evento eccezionale in quanto nel passato i prezzi del gas si sono sempre mossi al di sotto di quelli del greggio anche per effetto dei contratti take or pay indicizzati a quelli del greggio con formule che facevano riferimento alle medie dei prezzi dei mesi precedenti . Il riferimento oggi prevalente al mercato spot ha invece permesso lo sganciamento dei due mercati con le drammatiche conseguenze che stiamo vivendo e che stanno colpendo in particolare l’Europa.. Anche negli Stati Uniti ad esempio i prezzi del gas sono in rialzo anche per effetto degli uragani che hanno ridotto anche le esportazioni essenziali in questo periodo , ma i livelli raggiunti al punto di scambio Henry Hub sono rimasti comunque a livelli quasi cinque volte inferiori a quelli che si registrano sui principali Hubs europei come l’olandese TTF dove sono stati toccati i 75 Euro MWh rispetto al già elevato valore medio di giugno che si aggirava sui 28 EURO /MWh. A settembre 2019 la quotazione del gas sempre all’HUB TTF si aggirava intorno ai 10 EURO MWh mentre il prezzo medio mensile del Brent era di 57,10 $/b. L’esplosione dei prezzi del gas sul mercato europeo sta portando a drammatici rialzi anche dei prezzi dell’energia elettrica prodotta con quantitativi crescenti di gas in sostituzione del carbone. Sulla borsa elettrica è stata così sfondata ampiamente la soglia dei 150 Euro MWH in sintonia con le altre borse del continente ad ulteriore conferma del carattere “europeo” di questa vera e propria crisi energetica che tra l’altro minaccia di aggravarsi con l’approssimarsi dell’inverno e i bassi livelli degli stoccaggi . Il problema oltre agli aspetti economici ha chiaramente anche una dimensione politica e può costituire un test molto importante per la Politica Energetica dell’Unione Europea, finora incentrata prevalentemente su temi di medio-lungo termine.Vittorio D'ermo - Articolo pubblicato su Quotidiano Energia del 20 settembre 2021
Vittorio D'Ermo è Economista dell'energia; Consulente e pubblicista su temi di energia e ambiente; Docente e Professional Fellow WEC Italia. È stato Vicepresidente e Direttore dell'Osservatorio Energia di AIEE - Associazione Italiana Economisti dell'Energia.