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Mercati petroliferi oltre i massimi del 2014

Pubblicato il 10-02-2022

Mercati petroliferi oltre i massimi del 2014

Mercati petroliferi oltre i massimi del 2014

Di Vittorio D'Ermo (Articolo pubblicato su QuotidianoEnergia del 07 Febbraio 2021)

[ css=".vc_custom_1644319415280{padding-top: 0px !important;}"]Nuovi rialzi dei prezzi del prezzo del petrolio e dei prodotti che superano i livelli del 2014 mentre il gas naturale scambiato all’HUB TTF  perde terreno rispetto alla settimana precedente;  la pressione inflazionistica rimane comunque  su livelli  di allarme ; margini di raffinazione ancora elevati. Dopo una fase di stabilizzazione intorno ai 90 dollari per barile, livello mai toccato dal 2014   e quindi  di allarme  per l’elevato potenziale inflazionistico,  le quotazioni dei principali “marker crudes” sono ulteriormente aumentate nell’ultima seduta della settimana sotto la spinta di crescenti preoccupazioni sulla adeguatezza dell’offerta nel breve e medio termine. Oltre la crisi tra Russia ed Ucraina, che appare lontana da una soluzione nonostante gli sforzi sul piano diplomatico  e politico con molti leader europei in visita a Mosca, nuovi segnali preoccupanti sono venuti dall’OPEC Plus e dagli Stati Uniti. Il gruppo allargato dei paesi OPEC ,che include anche la Russia,   infatti, in occasione della riunione del  2 febbraio u.s. ha confermato  la volontà di attuare  un modesto aumento della  produzione a partire da marzo sino a toccare i  41,3 milioni di b/g ,  ma il mercato ha giudicato insufficiente questa mossa per raffreddare i prezzi che hanno raggiunto livelli di allarme per i consumatori. Dal canto loro i paesi produttori hanno preferito ancora una volta scegliere una linea attendista per cogliere tutte le opportunità derivanti dalla evoluzione del mercato. Inoltre, molti paesi hanno difficoltà produttive a rispettare i targets concordati per problemi legati alla mancanza di investimenti . Per quanto riguarda la produzione degli Stati Uniti le valutazioni più recenti, anche di fonte ufficiale, indicano come improbabile il ripetersi del boom produttivo degli ultimi anni a favore di una prospettiva di aumenti molto contenuti a fronte di un progressivo esaurimento delle risorse utilizzabili anche per effetto della più stringente normativa  sulle modalità di estrazione,  sino ad oggi con un  forte impatto ambientale. In effetti la produzione USA, anche dopo il rientro della pandemia,  non è riuscita a recuperare il livello record di 13 milioni di b/g toccato a marzo2020 per muoversi intorno agli 11,6 milioni di b/g in un contesto di stoccaggi in costante riduzione rispetto al picco toccato nella primavera del 2020 . Nonostante la fase di incertezza sul piano economico indotte dalle pressioni inflazionistiche indotte dai prezzi delle materie prime non solo energetiche, alla fine  della prima settimana di febbraio il prezzo del Brent si è  così avvicinato ai 94 $/b rispetto ad una media settimanale di 92,1 $/b. La peculiarità del momento ,  sulla cui durata è lecito avere dubbi è sottolineata dalla riduzione del differenziale tra il Brent, più soggetto  ai riflessi delle tensioni in Europa, e l’americano WTI, che ha concluso la settimana a 93,3 $/b, a 0,7 centesimi di dollaro rispetto ad una media degli ultimi mesi di circa 3 $/b. Mentre i prezzi del greggio hanno continuato ad aumentare i prezzi del gas in Europa ,pur in presenza  del permanere di  forti tensioni tra Russia ed Ucraina, si sono mossi al ribasso in quanto la Russia vuole tenere separato il contenzioso con Kiev  dal tema delle  lucrose forniture all’Unione Europea. L’indicatore del caro energia in Europa, rappresentato dalla media settimanale dei prezzi del Brent e del gas scambiato all’Hub TTF,  è così sceso nella scorsa settimana a 118,7 $/barile, rispetto ai 125,4 di quella  precedente con una riduzione del 5,4 % che attenua solamente il grave disagio di consumatori e imprese. I prezzi dei prodotti petroliferi, anche nella passata settimana, sono aumentati portandosi, specie nell’ultima seduta, a livelli record   che aumenteranno ancor più l’allarme degli utenti. La quotazione della benzina, tradizionale campanello di allarme delle situazioni di crisi internazionale,  è balzata in fine settimana a 903,3 $/t, rispetto ad una media settimanale di 873,2 $/t  con un brusco ritorno ai massimi del 2014. Il diesel si è portato a 840,8   $/t rispetto ad una media settimanale di 807,6 $/t ; il superamento di quota 800 costituisce una nuova pericolosa spinta all’aumento dei prezzi di tutte le merci . Il differenziale con la  benzina è leggermente aumentato  a 66,4  $/t per la maggiore reattività della benzina al nuovo contesto . La quotazione media settimanale dell’olio combustibile, a basso tenore di zolfo, è salita a  593,0  $/t mentre l’olio c.  ad alto tenore di zolfo è stato quotato 495,9  $/t: in entrambi i casi si tratta di livelli  poco sostenibili dall’industria che costituisce il principale mercato per questi prodotti  . Il miglioramento della posizione relativa di benzina e gasoli rispetto al greggio ha inciso positivamente sui margini di raffinazione che sono ancora migliorati rispetto alla settimana precedente. Con riferimento ad un greggio tipo Brent lavorato a TRC, il margine di raffinazione, in media settimanale, si è consolidato intorno ai cinque dollari per barile; quello relativo ad un  greggio tipo URAL si è mosso intorno ai  sei dollari per barile; quello su un greggio tipo Iranian Heavy, si è mosso sopra  i due dollari per barile.

Vittorio D'ermo - Articolo pubblicato su Quotidiano Energia del 07  Febbraio 2022

            Fonte: elaborazioni su dati stampa specializzata               Fonte: elaborazioni su dati EIA DOE               Fonte: elaborazioni su dati EIA DOE                 Fonte: elaborazioni su dati stampa specializzata Vittorio D'Ermo è Economista dell'energia; Consulente e pubblicista su temi di energia e ambiente; Docente e Professional Fellow WEC Italia. È stato Vicepresidente e Direttore dell'Osservatorio Energia di AIEE - Associazione Italiana Economisti dell'Energia.